Il 14 novembre è la Giornata Mondiale del Diabete, una ricorrenza nata nel 1991 in risposta ai dati sempre più preoccupanti e in continua crescita di questa patologia, per volontà della International Diabetes Federation (IDF) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e ufficializzata poi dall’ONU nel 2006.
I dati statistici
Secondo dati IDF, oggi 1 adulto su 10 nel mondo ha il diabete, ma a quasi la metà dei soggetti non è stato ancora diagnosticato.
Nel 2021 si contavano 537 milioni di persone affette da questa patologia nel mondo, nel 2030 se ne stimano 643 milioni, che arriveranno a 783 milioni nel 2045, determinando un aumento del 46%. Secondo l’ISTAT, in Italia sono oltre 3.5 milioni le persone con diabete, i quali rappresentano il 5,9% dell’intera popolazione.
Il diabete mellito, o più semplicemente diabete, è una malattia metabolica cronica, caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di zucchero (glucosio) nel sangue, condizione nota come iperglicemia, che può essere dovuta o da un difetto di secrezione dell’insulina, l’ormone prodotto dalle cellule del pancreas e deputato al controllo dei livelli di zucchero, oppure da un’alterazione nel suo funzionamento.
Cos’è il diabete?
Esistono due principali tipologie di diabete molto diverse tra loro, sia per insorgenza che per scelta terapeutica:
- diabete di tipo 1, che interessa tra il 5% e il 10% dei diabetici;
- diabete di tipo 2, il più comune, che riguarda più del 90% dei pazienti con diabete.
Tra le cause della malattia di tipo 2 troviamo un’interazione tra fattori genetici e fattori ambientali. Le più frequenti sono: vita sedentaria, abitudini alimentari errate, sovrappeso e obesità.
In particolare, alcuni fattori di rischio aumentano proprio la predisposizione a sviluppare il diabete di tipo 2. I principali sono sia le già citate condizioni di obesità e sedentarietà, ma anche ipertensione, livelli di bassi di colesterolo HDL (conosciuto come colesterolo buono) e trigliceridi alti.
Quali sono i consigli per chi ha il diabete?
La IDF ribadisce che il diabete tipo 2 può essere ritardato o prevenuto adottando e mantenendo comportamenti salutari. Se invece non viene diagnosticato e trattato per tempo, può portare a complicazioni importanti che si possono ripercuotere severamente sulla salute e sulla qualità della vita della persona affetta.
Si è visto, infatti, come migliorare lo stile di vita, inserendo ad esempio un’attività fisica aerobica di moderata intensità (della durata di 20 – 30 minuti al giorno o di 150 minuti alla settimana) e perdendo, dove necessario, il peso corporeo del 10% possa ridurre l’incidenza del diabete di tipo 2 di circa il 60%.
Che ruolo ha l’alimentazione sul diabete?
Un’alimentazione corretta e bilanciata, che punti anche alla qualità dei nutrienti, e non solo alla quantità totale giornaliera, può davvero fare la differenza nel paziente diabetico. La dieta dovrebbe prevedere almeno:
- una quota di carboidrati compresi tra il 45 ed il 60% delle calorie giornaliere, in particolar modo carboidrati ricchi di fibre e a basso indice glicemico;
- una limitazione al 5 – 10% degli zuccheri semplici;
- 20 – 35% di lipidi buoni;
- 10 – 25% di proteine.
Pertanto, è davvero importante che le persone a rischio di diabete conoscano il proprio grado di rischio e sappiano come agire a riguardo.
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